Dalla Norvegia arriva un preoccupante allarme alle puerpere che assumono farmici anti-epilessia. E che, involontariamente, potrebbero arrecare danni ai loro bambini. Il professor Gyri Veiby e il suo team di scienziati dell’università di Bergen, centro del Paese scandinavo, hanno scoperto che l'esposizione pre-natale ai farmaci anti-epilessia potrebbe minare i livelli di mobilità nei nascituri. Infatti il consumo causerebbe nei primi sei mesi di nascita “un aumento del rischio di non riuscire a compiere correttamente i piccoli movimenti muscolari, noti come funzioni motorie fini”.

Questo si legge nello studio pubblica dall’autorevole rivista Jama. Ma nel testo si legge anche che, invece, “l'allattamento al seno di donne che in gravidanza assumono anti-epilettici non è stato associato con alcun effetto dannoso sullo sviluppo dei bambini all'eta' di 6 e 36 mesi”. Come riporta Jama, Veiby e il suoi colleghi si sono basati su dati provenienti dal Norwegian Mother and Child Cohort Study.

Negli anni scorsi l’organismo ha portato avanti uno screening con un ampio orizzonte temporale (per la precisione di 10 anni e riferito al periodo 1999-2009) sulle madri norvegesi, che avevano riportato danneggiamenti nelle capacità motorie fini, nel linguaggio e nelle abilità sociali all'età di 6, 18 e 36 mesi. Lo studio aveva dimostrato che il rischio era maggiore, all'età di sei mesi, per circa il 7 per cento, nelle donne che assumevano anti-epilettici durante la gravidanza.